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Dal piano del 5G ai primi mille volontari del "servizio civile digitale", fino alla riqualificazione di vecchie opere sparse per la Penisola: a questo serviranno i primi 25 miliardi del Recovery plan in arrivo con il via libera di Bruxelles al piano italiano. Nel 2021 partiranno più di un terzo delle linee di intervento in programma di qui al 2026, oltre 120 su 323, per una spesa totale di 13,8 miliardi dove la voce più consistente sono gli incentivi di Transizione 4.0 (oltre 1,7 miliardi quest'anno) ma che saranno distribuiti anche per l'avvio di tanti cantieri, come quelli per il rilancio di Cinecittà. L'Europa "vaccinanda" che pare dunque correre sul fronte del piano di rilancio e ingaggia una battaglia - sacrosanta - con la piccola Ungheria di Viktor Orban, da un decennio alle prese con un suo ostinato tentativo di ricreare almeno nei costumi sociali il paese che fu un secolo fa. Assai meno decisa è invece l'Unione quando si tratta di definire una politica unica per la gestione dei flussi migratori: per adesso meglio rimettere mano al portafogli e tornare a chiedere alla Turchia di fare ancora una volta il lavoro sporco. In collaborazione con Euranet Plus.